Inaugurazione della sede del Tiro a Segno Nazionale Sezione di Torino 1837.

18 maggio 1952: nella fotografia, Luigi Grassi, Presidente del Tiro a Segno Nazionale Sezione di Torino, mentre – in presenza del dr. Giovanni Calcaterra, Prefetto di Torino, e del Comandante Generale Genio Militare Regione Nord Ovest – pronuncia il suo discorso durante la cerimonia di consegna del sedime militare da parte delle autorità alla Società.
Luigi Grassi (Torino, 7 dicembre 1904 – Torino, 17 luglio 1975) è stato un politico, antifascista e partigiano italiano.
Meccanico, comunista. Marito di Maddalena Secco. Nella Gioventù socialista dal 1918, fu attivo nell’occupazione delle fabbriche nel 1920. Aderente al gruppo Ordine nuovo, fu nel PCd’I dal 1921. Ebbe vari incarichi giornalistici e politici. Diffidato nel 1926, fu ripetutamente fermato: dopo le leggi eccezionali entrò nell’apparato illegale del partito comunista.
Venne arrestato il 13.3.1927 per organizzazione comunista e fu assolto dal Tribunale Speciale il 31.7.1928 per insufficienza di prove dopo 16 mesi di carcere.
Colpito da mandato di cattura nel novembre 1929 per organizzazione comunista, riuscì a sottrarsi all’arresto. Si trasferì all’estero, in Francia, da dove alternò missioni in Italia con permanenze all’estero. Incaricato dal Centro estero di dirigere l’organizzazione genovese e intensificare l’opera di penetrazione “legale” nelle più importanti fabbriche liguri, fu nuovamente arrestato il 20.2.1937 a Genova con la moglie Secco Maddalena.
Il Tribunale Speciale lo condannò il 18.1.1938 a 18 anni di reclusione. Venne inviato nei reclusori di Fossano e Castelfranco Emilia: fu liberato nell’agosto 1943. Dirigente della Resistenza in Piemonte e Lombardia, divenne responsabile per il partito comunista del triumvirato insurrezionale per la Lombardia e membro della direzione comunista dell’Italia occupata.
Dopo la Liberazione ricoprì incarichi a livello locale e nazionale: venne eletto deputato nella prima legislatura, fu anche segretario della Camera del Lavoro di Torino.
Riposa nel mausoleo del PCI al cimitero del Verano, a Roma.

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